Semafori, la luce verde diventa blu per tradizione linguistica e culturale: ecco dove

Il mondo della segnaletica stradale si prepara a una svolta non da poco, con importanti novità riguardanti i semafori e in particolare il colore tradizionalmente associato al “via libera”. Dal 1° luglio è diventata ufficiale una modifica che cambierà la percezione e l’uso quotidiano di uno degli strumenti più universali per la sicurezza stradale.

Il linguaggio universale dei semafori cambia colore

Il sistema classico dei semafori si basa su tre colori ben noti in tutto il mondo: il rosso per fermarsi, il giallo per prestare attenzione e il verde per proseguire. Questa convenzione, adottata globalmente, nasce dalla necessità di garantire la massima chiarezza e sicurezza nel traffico, ispirandosi ai segnali ferroviari britannici del XIX secolo. Il verde è da sempre sinonimo di via libera, un colore rassicurante che indica libertà di movimento.

Tuttavia, come confermato dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, dal 1° luglio 2025 il classico verde dei semafori viene sostituito da una nuova tonalità. Si tratta di un cambiamento che richiederà anni di abitudine da parte degli utenti della strada. Questa trasformazione non è casuale, ma si inserisce in un più ampio contesto di uniformità visiva e culturale, ispirandosi a esempi già presenti in alcune nazioni, come il Giappone.

Perché in Giappone il “verde” è blu?

Una delle eccezioni più curiosamente note nel panorama mondiale dei semafori riguarda proprio il Giappone, dove la luce di “via libera” non è propriamente verde ma tende a un blu intenso. Questo fenomeno affonda le radici nella storia linguistica e culturale nipponica.

Nel giapponese antico, il termine “ao” indicava un ampio spettro di colori freddi, tra cui blu, grigio, nero e anche verde, mentre la parola specifica “midori” per il verde è apparsa solo in epoca più recente, dopo il secondo dopoguerra. Fino ad allora, anche la luce semaforica verde veniva comunemente chiamata “ao”. Per rispettare questa tradizione linguistica, le autorità giapponesi decisero di adottare una tonalità che si avvicinasse più al blu che al verde brillante usato altrove.

Nel 1973 fu stabilito ufficialmente che i semafori dovessero essere verdi, ma si lasciò aperta la possibilità che la luce avesse una sfumatura tendente al blu, considerata più accettabile per la percezione della popolazione locale. Ancora oggi, pertanto, molti semafori giapponesi mostrano una luce che agli occhi occidentali appare blu, rappresentando un compromesso visivo tra norme tecniche e consuetudini culturali.

Il nuovo decreto italiano per i semafori e i dispositivi countdown

In Italia, l’attenzione alle innovazioni in materia di segnaletica stradale non è nuova. Nel settembre 2022, il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha firmato il decreto che introduce i cosiddetti dispositivi countdown per i semafori, strumenti che visualizzano il tempo residuo prima del cambio di colore. Questo sistema aumenta la sicurezza, soprattutto per i pedoni e i ciclisti, permettendo una migliore gestione degli attraversamenti.

Il decreto definisce le caratteristiche tecniche, le modalità di installazione e i termini per l’omologazione di questi dispositivi, obbligatori nelle intersezioni più pericolose e facoltativi altrove. Per l’adeguamento degli impianti esistenti, le amministrazioni comunali hanno a disposizione un arco temporale di due anni dal varo del decreto. L’introduzione di queste innovazioni si affianca quindi al cambiamento cromatico del “verde” semaforico, segnando un’evoluzione complessiva nel campo della segnaletica.

L’importanza della cultura e della percezione visiva nella segnaletica

Il caso giapponese dimostra come la cultura e la lingua possano influenzare profondamente anche norme che si presumerebbero universali come quelle della circolazione stradale. Il passaggio italiano a un nuovo colore per il segnale di via libera rappresenta una sfida analoga: si tratta di un cambiamento che richiederà tempo per essere assimilato e accettato da automobilisti, ciclisti e pedoni.

Il ruolo dei semafori nella regolazione del traffico è cruciale, e ogni modifica va valutata con attenzione per garantire la sicurezza e l’efficacia del sistema. Per questo motivo, le autorità italiane, oltre a modificare il colore, hanno implementato strumenti come il countdown per migliorare la chiarezza e il rispetto delle regole.

Nonostante i riferimenti storici e culturali, la tecnologia di controllo del traffico si fa sempre più sofisticata: sistemi SCADA, rilevamento tramite telecamere o anelli a induzione e luci a LED efficienti ed affidabili sono ormai standard nei centri urbani più trafficati.

Il nuovo scenario dei semafori italiani promette quindi di combinare innovazione tecnica, attenzione alla sicurezza e sensibilità culturale, in un contesto globale dove la segnaletica stradale rimane un linguaggio fondamentale, ma non più statico e universale come un tempo.

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